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Maltrattamento genetico sul cane e sul gatto

Maltrattamento genetico sul cane e sul gatto

Oggi io e la dottoressa Alessia Candellone abbiamo deciso di parlarvi di un argomento un po’ delicato che dovrebbe portare a riflettere sulla tendenza dell’uomo a controllare e manipolare tutto, un po’ a suo piacimento senza giustificazioni oggettive: maltrattamento genetico sul cane e sul gatto.
Avete capito di cosa si tratta?
Di tutte quelle manipolazioni genetiche che l’uomo con le sue capacità mette in atto troppo spesso solo per soddisfare esigenze estetiche da lui decise senza un’importante e sana motivazione.
E così si finisce per apprezzare e addirittura comprare alcune razze di cane e di gatto il cui aspetto all’origine non era così come lo vediamo oggi e troppo spesso, alla fine, scopriamo che proprio per queste manipolazioni genetiche il nostro cane o il nostro gatto per tutta la sua vita dovrà sopportare difficoltà insensate.
Vista l’importanza dell’argomento, vi lascio subito a quello che la dottoressa Alessia ha deciso di dirci a proposito del maltrattamento genetico sul cane e sul gatto.

Maltrattamento genetico sul cane e sul gatto

Lo “standard di razza” rappresenta la descrizione di specifiche caratteristiche anatomiche, morfologiche e comportamentali che un soggetto “ideale” dovrebbe possedere per rientrare nei canoni estetici ed etologici tipici di una determinata razza animale, a garanzia del fatto che quel soggetto sia “bello”, equilibrato e sano. Costituirebbe, pertanto, una guida per gli allevatori al fine di determinare quali tratti distintivi privilegiare nella selezione dei riproduttori.
Il condizionale, tuttavia, e’ d’obbligo!
Nel corso dell’ultimo ventennio, infatti, la ricerca estrema di determinati tratti estetici nei cani partecipanti alle esposizioni cinofile, ha visto trionfare “ipertipi”di razza, nella convinzione che se una caratteristica morfologica risulti “singolare e gradita”, estremizzarla nella progenie, non potra’ che migliorare il risultato finale.
Peccato che tale risultato finale sia rappresentato da un cucciolo, ovvero un “essere senziente” che, secondo la recente dichiarazione del Kennel Club britannico, “deve poter vedere, respirare e muoversi senza disagio o dolore”.
La presa di coscienza riguardo al benessere fisico e mentale dei cani di razza affonda le radici gia’alla fine degli anni ‘60.
Al congresso WSAVA (Word Small Animal Veterinari Association) di Parigi nel 1967, si attestava come“ogni standard dovrebbe contenere una raccomandazione per il giudice della relativa razza che attiri l’attenzione su quei particolari che rivestono importanza ai fini della funzione fisiologica, della capacità di movimento e della integrità fisica”.
L’animale, in sintesi, non dovrebbe essere solo geneticamente “bello”, ma soprattutto sano, ovvero non portatore di malattie invalidanti trasmissibili ai discendenti. Il maltrattamento genetico è, infatti, una forma di maltrattamento ancora più grave di quello fisico di un singolo individuo, in quanto riconosce conseguenze che si trasmettono da una generazione all’altra.
Nel recente periodo, fortunatamente, le Associazioni cinofile ed i gruppi scientifici Veterinari Europei sembrano aver preso coscienza del dilagante problema e stanno proponendo azioni correttive.
I Paesi scandinavi per primi, seguiti dal Kennel Club Inglese, hanno ad esempio apportato alcune modifiche agli standard di razza in modo che ora non vi si trovano più, come richiesti o codificati, quei tratti estremi che possono arrecare all’animale un danno fisico od etologico.
Caratteri quali una taglia iper-nana od iper-gigante, la presenza di un prognatismo esagerato e di cute e pliche in eccesso, le scarse angolature fra i raggi ossei degli arti verranno pertanto bandite dagli shows.
Oltre al cambiamento degli standards, un altro mezzo di controllo sul benessere delle popolazioni dei cani di razza pura dovrebbe essere il ricorso ad un piu’ampio ventaglio di stalloni riproduttori, al fine di evitare la pratica comune dell’inbreeding, ovvero l’accoppiamento “in consanguineita’” tra parenti di 1° e di 2° grado.
Per ultimo, ma non per importanza, andrebbe affrontato e risolto il problema del “traffico di cuccioli”, nati ed allevati in Paesi dell’Est europeo all’interno di vere e proprie “fabbriche di animali” dove non sussistono piani profilassi, cura e controllo a garanzia del benessere degli animali coinvolti.
L’approfondita conoscenza delle tante dimensioni che caratterizzano il problema del maltrattamento genetico è infatti base indispensabile per poter proporre interventi correttivi che coinvolgano tutte le categorie professionali e amatoriali ch:e gravitano intorno all’allevamento del cane di razza e, tra queste figure, il Medico Veterinario assume un ruolo centrale.

Credits Photo: Adrian Delsi Photo


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